L'Idolino di Pesaro

Storia di un Capolavoro tra Roma e il Rinascimento
 

L’Idolino di Pesaro è una statua romana tardo-repubblicana, databile attorno al 30 a.C., scoperta a Pesaro nel 1530. Per lungo tempo, si è pensato che fosse una rappresentazione di Dioniso/Bacco, il dio del vino e delle feste, per via della sua eleganza e del contesto in cui fu ritrovato. Tuttavia, studi successivi hanno rivisto questa interpretazione, dimostrando che la statua aveva un uso molto diverso rispetto a quanto inizialmente ipotizzato. La scultura, pur essendo considerata un capolavoro dell'arte classica, ha subito un’interpretazione errata per secoli. Originariamente interpretata come una figura divina, con il tempo si è scoperto che si trattava, in realtà, di un fanciullo lampadario (lychnouchos), usato per sostenere delle lampade durante i banchetti notturni nelle case aristocratiche romane. Questo tipo di statua non era rara nell'antica Roma, e ne sono stati trovati esemplari simili a Pompei. L'Idolino reggeva nella mano sinistra un tralcio di vite, dove probabilmente erano appese delle lucerne, confermando la sua funzione pratica e simbolica.


L’Idolino è molto più di una semplice scultura decorativa. La statua rappresenta un esempio eccellente dell’arte classica e riflette le influenze greche su Roma durante il periodo tardo-repubblicano. Fu rinvenuta durante il Rinascimento, un'epoca in cui l'arte classica veniva riscoperta e celebrata, soprattutto in Italia. Questo ha portato a un fraintendimento della sua funzione originaria, interpretata come figura di culto.


Nel 1530, la statua fu collocata su una base decorata in stile rinascimentale, realizzata dai fratelli Girolamo, Ludovico e Aurelio Solari, detti i "Lombardo". La base fu commissionata dal Duca Francesco Maria I della Rovere (1) e arricchita da due pannelli laterali raffiguranti scene mitologiche, tra cui l’apoteosi di Arianna sul carro di Dioniso. Questa decorazione rinascimentale sottolineava l'importanza mitologica e simbolica attribuita all'opera. Nel 1630, la statua fu inviata a Firenze come dono per Vittoria Della Rovere, nipote del Duca, in occasione del suo matrimonio con Ferdinando II de' Medici, Granduca di Toscana​.
Oggi l'Idolino è esposto al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, dove continua a incantare per la sua bellezza e per il mistero che avvolge la sua storia. L'opera, che un tempo si pensava fosse una divinità, è stata reinterpretata come parte integrante della vita quotidiana della nobiltà romana, arricchendo la nostra comprensione della cultura e dell'estetica dell'antica Roma.

(1) I fratelli Girolamo, Ludovico e Aurelio Lombardo, noti anche come "I Lombardo", furono scultori italiani attivi durante il XVI secolo. Provenienti da una famiglia di artisti, il loro padre, Antonio Lombardo, fu un importante scultore a Ferrara e Venezia. I due fratelli seguirono le orme paterne e si specializzarono nella scultura e nella fusione in bronzo, lavorando in diverse città italiane, tra cui Loreto, Pesaro e Milano.

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