Adamo ed Eva al Boboli

Nel 1817, con la conclusione dei lavori del nuovo Teatro di Corte, si sentì l'esigenza di creare un collegamento più diretto con la Palazzina della Meridiana, intervenendo anche sull’ingresso del Giardino di Annalena, situato su Via Romana. Questo portò alla creazione di un’esedra, uno spazio più ampio e funzionale per il passaggio delle carrozze. Come parte di questa riqualificazione, che includeva anche la costruzione della casa dell’Assistente (oggi nota come Palazzina di Annalena) e del cancello d’ingresso, fu realizzata la Grotta di Adamo ed Eva, così chiamata per la presenza dell'omonimo gruppo scultoreo di Michelangelo Naccherino (1). Questo gruppo fu ricollocato nella vasca interna della grotta, dopo essere stato spostato dalla sua posizione originale, presso il Bastione del Cavaliere, dove oggi è esposta la scultura della Lavacapo.
La sistemazione dell'intera area, inclusa la realizzazione della Grotta, fu opera dell'architetto Giuseppe Cacialli. La Grotta, situata in asse prospettico con il cancello d’entrata, ha un’apertura rettangolare divisa in tre sezioni da colonne doriche. All'interno, nella vasca, si trova un basamento su cui è collocato il gruppo scultoreo di Adamo ed Eva. La parete della grotta è rivestita di finta roccia, con tre mascheroni scolpiti da Ottaviano Giovannoni. La cupola semisferica è decorata con motivi grotteschi e conchiglie, inseriti in eleganti riquadri geometrici.

La scultura raffigurata rappresenta una coppia, tradizionalmente identificata come Adamo ed Eva, con una terza figura alle loro spalle, un piccolo demone o serpente, in un momento di grande tensione emotiva. La posa delle figure è rigida ma al contempo espressiva: Adamo appare con il busto inclinato, il capo leggermente reclinato e una mano sui capelli, mentre Eva, con uno sguardo malinconico, porta la mano alla testa in segno di pentimento o dolore. Lo stile della scultura è chiaramente ispirato alla tradizione rinascimentale, con una particolare attenzione al dettaglio dei corpi nudi e delle espressioni dei volti. Le figure sono idealizzate, con forme armoniche e proporzionate, ma allo stesso tempo mostrano una sofferenza interiore attraverso i volti e la gestualità. I dettagli dei capelli ricci e delle viti che coprono le nudità richiamano la classicità, mentre il demone in basso, con espressione maliziosa, aggiunge un elemento drammatico alla scena.
La scultura colpisce per la levigatezza delle superfici, tipica delle opere del tardo Rinascimento, e per l'uso di elementi naturali, come il serpente e la vegetazione, a enfatizzare il tema del peccato originale. Lo sfondo in finta roccia aggiunge un tocco di teatralità alla composizione, creando un contrasto tra la delicatezza delle figure e la rudezza dell’ambiente circostante.

(1) Michelangelo Naccherino (1550-1622) è stato uno scultore fiorentino, attivo principalmente a Napoli, dove si trasferì nel 1573. Formatosi nella bottega di Vincenzo de' Rossi, fu influenzato dal manierismo fiorentino, che combinava un’eleganza classica con un drammatico senso del movimento. Tra le sue opere più note vi sono statue sacre e monumenti funerari, ma è ricordato anche per opere mitologiche e allegoriche. A Napoli, lo scultore lasciò un segno significativo con la sua produzione, contribuendo a plasmare lo stile scultoreo locale tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo.
 

Bibliografia
- Parronchi, A., Artisti fiorentini del Cinquecento, 1964, Firenze, Sansoni.
- Soldini, G., La scultura rinascimentale a Firenze. Firenze, 1956, Le Lettere.
- Barocchi, P., Michelangelo e i suoi seguaci, 1980, Milano, Electa.
- Zangheri, L., Giardini e architetture di Firenze, 1989, Firenze, Olschki.

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La Grotta, realizzata nel 1817, ospita il gruppo scultoreo del Naccherino e fu progettata da Giuseppe Cacialli.