La Nereide su cavallo marino

La Nereide su cavallo marino, oggi conservata nella Galleria degli Uffizi, è una straordinaria scultura romana risalente al II secolo d.C. L'opera raffigura la ninfa marina Galatea a cavallo di un ippocampo, una creatura mitologica metà cavallo e metà pesce, e si ritiene fosse destinata a decorare una fontana monumentale. Attribuita a una bottega romana, la scultura si ispira a un originale del primo ellenismo, databile al III secolo a.C. Conservata per secoli a Villa Medici a Roma, la scultura fu ammirata da illustri personaggi come Luigi Lanzi (1) e lo scultore (2) Francesco Carradori. Nel 1780 fu portata a Firenze e collocata nel III corridoio degli Uffizi, dove si trova tuttora.

La Nereide su cavallo marino.

Nel XVI secolo, l’opera subì importanti restauri che interessarono la testa, il braccio destro, i piedi della ninfa, oltre al muso e alla coda dell'ippocampo. L'ultimo intervento di restauro ha permesso di recuperare la bellezza originale della scultura, riportando alla luce la morbidezza delle superfici e i raffinati giochi di luce del panneggio. Durante la pulizia sono emerse tracce di colorazione originaria sul collo dell'ippocampo, con pigmenti rossi a base di cinabro e azzurri derivati dal carbonato di rame. Questo restauro ha anche contribuito a confermare la cronologia dell’opera, databile al II secolo d.C., fornendo preziose informazioni sulla sua storia e restituendo al pubblico una delle sculture più affascinanti dell'antichità.

(1) Luigi Lanzi (1732-1810).  Storico dell'arte e archeologo italiano, fu uno dei pionieri nello studio della storia dell'arte antica. Fu direttore delle Gallerie degli Uffizi e delle Gallerie di Firenze, dove si occupò di catalogare e studiare le collezioni, contribuendo a una maggiore comprensione dell'arte classica e rinascimentale. Il suo lavoro influenzò profondamente la storiografia dell'arte.
(2) Francesco Carradori (1747-1824). Scultore e restauratore italiano, fu attivo principalmente a Firenze, dove collaborò con importanti istituzioni artistiche. Fu anche insegnante di scultura all'Accademia di Belle Arti di Firenze. È noto per il suo manuale di scultura, che divenne un testo di riferimento per gli artisti e gli studenti del suo tempo, influenzando diverse generazioni di scultori.

Bibliografia:
- Settis, S., Il Fascino dell’Antico: Miti e Metamorfosi nella Scultura Romana, Torino, Einaudi, 1995.
- Giuliano, A., La Scultura Romana in Età Imperiale, Roma, Bretschneider Giorgio, 1988.
- Lanzi, L., Storia delle Arti del Disegno Presso gli Antichi, Firenze, Tipografia Magheri, 1809.

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