Affresco al Palazzo Pubblico

Incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II.

Nel 1886, Pietro Aldi realizzò un affresco destinato a diventare uno dei simboli del Risorgimento italiano. Si tratta della rappresentazione dell'incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II, avvenuto il 26 ottobre 1860 nei pressi di Teano. L'opera si trova nella Sala del Risorgimento del Palazzo Pubblico di Siena, una sala dedicata a celebrare i momenti cruciali dell'unificazione italiana. Questo incontro segnò il passaggio delle terre meridionali conquistate dai Mille sotto il controllo del Regno di Sardegna, un evento che sancì la nascita dell'Italia unita. Tuttavia, il momento storico era denso di tensioni e contraddizioni: Garibaldi, rivoluzionario e idealista, e Vittorio Emanuele II, re e rappresentante della monarchia sabauda, avevano visioni molto diverse sull'assetto futuro del Paese. Aldi doveva quindi rappresentare non solo un semplice saluto, ma un incontro di due mondi diversi che, per il bene comune, si stringono la mano e decidono di collaborare.

L'affresco di Pietro Aldi cattura il momento cruciale dell'incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, presentando i due protagonisti a cavallo, al centro della scena. Garibaldi, con la sua inconfondibile camicia rossa e il capo scoperto, saluta il re con rispetto e decisione. Vittorio Emanuele II, nella sua divisa regale, si protende in avanti per stringergli la mano. Questo gesto di saluto e di riconoscimento reciproco è al centro dell’opera, esprimendo un senso di equilibrio e di dignità che Aldi ha saputo trasmettere attraverso una composizione simmetrica e armoniosa.
L'affresco non si limita a mostrare un incontro: è una narrazione visiva di unità, sacrificio e collaborazione. Aldi ha saputo cogliere la solennità del momento senza cadere nell'eccessiva retorica, rendendo i due protagonisti quasi eroici, ma accessibili. Il paesaggio aperto e sereno sullo sfondo, con il cielo azzurro e calmo, sembra suggerire una nuova era di pace e stabilità per la giovane Italia, dopo anni di guerre e divisioni.
La scelta di rappresentare Garibaldi e Vittorio Emanuele II come figure centrali e isolate evidenzia la loro importanza, mentre i rispettivi eserciti si stagliano sullo sfondo, a testimoniare il supporto e la forza che hanno reso possibile l'impresa. Il cavallo, simbolo di libertà e forza, aggiunge un ulteriore elemento di dinamismo e nobiltà alla scena. La stretta di mano, lunga e significativa, rappresenta la fusione di due anime dell'Italia: l'ideale rivoluzionario e l'ordine monarchico.
Realizzato circa 25 anni dopo la proclamazione del Regno d'Italia, l'affresco riflette anche il clima dell'epoca in cui è stato dipinto. Alla fine del XIX secolo, il processo di unificazione era ancora vivo nella memoria collettiva, ma non senza controversie. Aldi scelse di ritrarre l'incontro in modo idealizzato, eliminando le tensioni politiche e puntando tutto su un messaggio di armonia e unità nazionale. Il suo lavoro celebra l'eroismo e la diplomazia, suggerendo che l'Italia è nata non solo dalla spada, ma anche dalla capacità di dialogare e di trovare compromessi.
L'affresco di Pietro Aldi è diventato parte integrante della memoria storica italiana, contribuendo a fissare nell'immaginario collettivo l'immagine di un'Italia che si unisce grazie al coraggio di uomini come Garibaldi e alla leadership di Vittorio Emanuele II. La scelta di collocarlo nel Palazzo Pubblico di Siena, in una sala dedicata al Risorgimento, amplifica ulteriormente il suo significato simbolico. Non è solo un'opera d'arte, ma un tributo alla costruzione di una nazione, e al sogno di un'Italia unita e libera.

Bibliografia
- Isola, Giancarlo, L'Italia e i suoi Eroi: Garibaldi e il Risorgimento, Mondadori, Milano, 2004.
- Banti, Alberto Mario, Il Risorgimento italiano, Laterza, Roma-Bari, 2000.
- Restelli, Franco, Pietro Aldi: l’arte e la storia, Il Mulino, Bologna, 1995.

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