Il Gratta di Evaristo Caroli

Il Gratta: Il Clown Fiorentino che ha cambiato il circo.


Il circo, sin dai suoi esordi, ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita sociale e culturale delle città italiane, e Firenze non ha fatto eccezione. Nel periodo del dopoguerra, il circo rappresentava una delle poche forme di intrattenimento collettivo, e il Circo Caroli, meglio conosciuto come il Circo Gratta dal nome del suo fondatore e protagonista, Evaristo Caroli (1903-1989), ha lasciato un segno indelebile nella memoria dei fiorentini. Dopo le difficoltà della Seconda Guerra Mondiale, Firenze, come molte altre città, cercava di rialzarsi, e il circo svolgeva una funzione essenziale: unire le persone e restituire loro un sorriso. Il Circo Gratta era atteso ogni estate con ansia e offriva spettacoli semplici, alla portata di tutti, dove adulti e bambini trovavano momenti di evasione e gioia. Le esibizioni erano un’occasione di aggregazione sociale, specialmente in un periodo in cui le alternative di svago erano limitate.
Il tendone del Gratta divenne simbolo di una Firenze che si riprendeva e che, attraverso il riso e lo spettacolo, riusciva a lasciarsi alle spalle le difficoltà della guerra. Lo spettacolo rappresentava un'opportunità per i fiorentini di ritrovarsi insieme, unendo tutte le classi sociali attorno al semplice ma potente linguaggio del clown e dell’acrobazia. Evaristo, con il suo personaggio del Gratta, ha saputo incarnare una figura clownesca che si discostava dall’immagine tradizionale, avvicinandosi più a quella del "pagliaccio moderno". Il Gratta era un clown che non si limitava a far ridere, ma sapeva anche raccontare l’umanità, mettendo in scena le contraddizioni della vita, molto simili a quelle affrontate da personaggi come Charlot di Charlie Chaplin. Caroli mescolava la comicità fisica e verbale, costruendo uno spettacolo in cui l’elemento comico si univa alla malinconia. La sua figura ha saputo evolvere la tradizione del clown in Italia, portando in scena l’uomo dietro la maschera. Il Gratta non era solo il buffone che faceva ridere i bambini, ma anche l’artista capace di riflettere sulla vita e sul mondo attraverso la lente della satira sociale e politica.
 

Un altro elemento che ha distinto il Gratta dagli altri circhi dell’epoca è stata la sua scelta di non utilizzare animali, salvo rare eccezioni come i cani ammaestrati di Gino Piancastelli. Questa scelta non solo anticipava una tendenza che oggi è molto attuale, ma permetteva anche di concentrare l’attenzione sulle abilità degli artisti umani. In un periodo in cui il pubblico era abituato a vedere leoni e tigri sotto il tendone, Caroli riuscì a dimostrare che il vero spettacolo era fatto dalle persone e dalle loro capacità comiche e acrobatiche.

La decisione di non usare animali, che all'epoca poteva sembrare controcorrente, ha contribuito a un cambiamento culturale che oggi vede molti circhi abbandonare l’uso degli animali per concentrarsi su esibizioni umane. Il Gratta ha saputo creare una forte connessione con il suo pubblico basandosi solo sulla sua arte e sull’affetto reciproco, come dimostrato dalla fedeltà dei suoi spettatori, che non lo abbandonarono nemmeno quando il circo di Orlando Orfei, con le sue belve feroci, si esibiva accanto al suo.

Targa in Piazza dei Ciompi
Morte del "Gratta", da "La Nazione" 16/06/1989
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