Via delle Oche
L'origine del nome di questa antica strada fiorentina è avvolta nel mistero, e le varie ipotesi proposte si basano su dati incerti o errati. La teoria più diffusa sostiene che il nome derivi da una tradizione di tenere una fiera di oche in queste vicinanze durante la festa di Ognissanti. Tuttavia, non esistono prove autentiche e concrete di questa fiera, e questa supposizione sembra contraddetta dal fatto che nei documenti più antichi la strada era chiamata "dell'Oca" anziché "delle Oche".
Alcuni, come il Passerini, hanno suggerito che il nome potrebbe essere legato allo stemma della famiglia Ubriachi, raffigurante un'oca. Si è addirittura affermato che l'alta torre medievale che si erge in questa via appartenesse agli Ubriachi. Tuttavia, questa teoria sembra infondata, in quanto questa famiglia aveva le proprie residenze Oltrarno, in Via S. Spirito, e la torre di Via dell'Oche era da lungo tempo di proprietà della consorteria dei Visdomini.
Pertanto, dobbiamo accettare il fatto che l'origine di questo nome rimanga avvolta nell'incertezza, una situazione purtroppo comune anche per altre strade e luoghi nella vecchia città (1).
Questa strada era inclusa nel primo cerchio delle mura di Firenze ed era associata a una porta, o meglio, a una postierla. La presenza di questa porta è ricordata da un'iscrizione dipinta sull'angolo dell'edificio che fungeva da residenza per lo Studio Fiorentino (2).
Le famiglie che inizialmente abitavano questa strada erano i Visdomini o Bisdomini e le loro famiglie collegate, come gli Adimari, insieme ad altre come i Ricci, forse gli Alberighi e i Tedaldini. Uno dei complessi delle case dei Visdomini si estendeva da un lato fino a Via de' Calzaioli e dall'altro fino a S. Maria in Campo. Ancora oggi, un palazzo di questo complesso conserva il suo carattere trecentesco, e accanto ad esso si può vedere una torre massiccia, sulla quale è ancora visibile, seppur murata, una porta caratteristica sostenuta da sottili mensolette.
In seguito, sia il Palazzo che la Torre passarono nelle mani dei Cortigiani, una delle famiglie associate alla consorteria dei Visdomini. Questi edifici furono acquistati dall'Opera di Santa Maria del Fiore e inclusi nell'ampliamento della Canonica, che avvenne nei primi anni del XV secolo.
Una deliberazione del Magistrato dell'Opera, datata 23 agosto 1418, autorizzò la muratura della Canonica dalla piazza di San Benedetto, compresa tra le case degli eredi di Giovanni Tedaldini e la Torre di Bartolo Cortigiani. Questa nuova area includeva anche la chiesa di San Pier Celorum (3).
La consorteria degli Adimari possedeva gli edifici situati su entrambi i lati dell'ingresso di Via dell'Oche, a ridosso di Via de' Calzaioli. A sud, spiccava la rinomata loggia nobiliare chiamata la Neghittosa, di proprietà condivisa da numerose famiglie che facevano parte della consorteria degli Adimari. Tutti questi edifici, ad eccezione della loggia, passarono alla famiglia degli Alamannesehi, a cui apparteneva anche l'imponente edificio in seguito dei Corboli, situato di fronte a Via della Morte.
Negli angoli tra Via della Morte e Via di Santa Elisabetta, all'epoca chiamata Convento Nuovo, si trovavano le case dei Ricci. Sul lato meridionale della strada, dopo Via Santa Elisabetta e in direzione di Via dello Studio, si trovavano le residenze dei Ricci, successivamente dei Del Cittadino, e poi tre case dei Benivieni, che oggi corrispondono ai numeri civici 3, 5 e 7. Questi Benivieni, tra cui spicca Girolamo, poeta e filosofo amico di Savonarola, insieme a suo fratello Antonio, medico rinomato, possedevano una casa in questa via fin dai tempi più antichi. Nel 1451, acquistarono un'altra proprietà da Pagolo Gilii e nel 1489 ne acquisirono un'altra da Francesco di Martino Altoviti, che era precedentemente appartenuta a Gostanza degli Scolari, sorella del Vescovo di Varadino (4).
L'edificio adiacente alle case dei Benivieni, situato all'angolo tra Via della Morte e Via dello Studio, originariamente apparteneva ai Tedaldini, una potente famiglia di parte ghibellina. Tuttavia, questo edificio fu confiscato e incorporato nello Studio Fiorentino.
(1) In qualche portata del Catasto la strada si trova anche designata col nome di Via del Cicalino.
(2) Al disopra di una specie di stipite di porta si vede dipinto lo stemma del Capitolo Fiorentino e al disotto è l'iscrizione: Semper restituenda ac servanda antiquitas. Oggi il fabbricato fa parte del Collegio Eugeniano dei chierici.
(3) La chiesa serve oggi di sede all'Archivio Capitolare del Duomo.
(4) I passaggi di possesso risultano dai Campioni del gonfalone Vajo degli anni 1427, 1469 e 1498.
Tratto da:
Becchi, Fruttuoso, Carocci, Guido e Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana, L'illustratore fiorentino. Firenze, Tipografia Galileiana, 1908
La strada è caratterizzata da edifici storici, chiese e tabernacoli, tra cui opere d'arte di artisti come Domenico Puligo e Baccio Maria Bacci.
Un'antica via di Firenze, collega Borgo Santi Apostoli a Via delle Terme, evoca storie e leggende legate a fiori e famiglie nobili.
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Una via ricca di storia, ora trasformata, ma che non conserva i ricordi storici.