Divagazione sui Lorena in Toscana​
Dal 1737 al 1859, ossia dall'estinzione della stirpe dei Medici alla vigilia dell'unificazione italiana, la Toscana fu governata da quattro granduchi della dinastia Asburgo-Lorena: Francesco Stefano, ottavo granduca di Toscana ( i precedenti sette erano appartenuti alla famiglia Medici) dal 1737 al 1765 [1]; Pietro Leopoldo (Leopoldo I) figlio di Francesco Stefano, nono granduca, chiamato a Vienna come imperatore del Sacro Romano Impero nel 1790 [2]; Ferdinando III, decimo, dal 1791 al 1799 e dal 1814 al 1824 (nel 1799 si verifica l'occupazione francese della Toscana, con alterne vicende, fino all'annessione al territorio metropolitano della Francia di tre dipartimenti: Arno, Ombrone, tirreno) [3]; Leopoldo II, undicesimo, dal 1824 al 27 Aprile 1859, soprannominato dai Toscani “Canapone” per via delle basette color “canapa” [4]
Difatti, in quella data il granducato lorenese di Toscana finì sulla prima strada transappenninica, Firenze-Bologna, che i Lorena avevano costruito.
Come dicono le cronache del tempo: “..lasciata la reggia verso le sei del pomeriggio, il corteo delle carrozze piegò alla porta a S. Gallo in direzione di Bologna. A Vaglia le carrozze si fermarono, scesero i diplomatici stranieri e si accostarono al legno del granduca. Era l'ultimo ossequio unanime che come sovrano Leopoldo II riceveva dai rappresentanti delle grandi potenze. Risaliti in carrozza, i diplomatici tornarono in città. ​Il granduca e i suoi, una volta entrati nel bolognese, erano ormai comuni viaggiatori senza scorta armata. E viaggiatori assai frettolosi, perché desideravano uscire presto dalla penosa situazione e giungere in luogo dove potessero procurarsi alcune indispensabili cose: erano infatti partiti (onore loro) senza prendersi quasi nulla; anche in fatto di denaro Leopoldo pare non avesse altro con sé che mille lire e un cartoccio di gigli d'oro..”.
Nel periodo dei 122 anni che vanno a ritroso da questo malinconico addio ai Lorena sulla via Bolognese fino alla chiamata di Francesco Stefano, a seguito della guerra di successione polacca, la Toscana passò gradualmente, attraverso le riforme in tutti i settori della vita pubblica e per le nuove concezioni economiche volute dai Lorena, da un sistema di antichi privilegi feudali, aristocratici ed ecclesiastici, aggravato dalla confusione amministrativa e dal pieno vassallaggio delle campagne, a una condizione di stato moderno. Fu stabilita tra l'altro l'uguaglianza fiscale per tutti, compreso il granduca: un'uguaglianza impensabile prima di allora.
Pietro Leopoldo, il più illustre granduca lorenese, estinse, inoltre, quasi interamente il grave debito pubblico ereditato dai Medici, valutato come uno dei più opprimenti di quei tempi. Separò i beni della Corona da quelli dello Stato, e rese pubblico il bilancio statale, fatto che ebbe notevole risonanza in Europa. Con il suo codice penale abolì la pena di morte e la tortura, soppresse il tribunale dell'Inquisizione, riordinò la magistratura e il sistema penitenziario, stabilendo un indennizzo per carcerati o processati vittime di errori giudiziari; riformò l'istruzione scolastica e universitaria, diede impulso alle autonomie locali e perseguì una costante neutralità in politica estera. Oltre alla grande e illuminata opera riformatrice di Pietro Leopoldo, che influenzò anche i suoi successori, è evidente il contributo di statisti, giuristi ed economisti formatisi alle idee di tutto l'illuminismo europeo, che si fusero con la tradizione, la razionalità, il buon senso e la cultura toscana.
La politica di Pietro Leopoldo di demolizione del mondo feudale e di impronta liberista, di riequilibrio tra città e campagna, fu avversata dai conservatori e dai grandi proprietari terrieri, che continuarono a ritenersi la vera classe dominante. I Lorena ebbero particolare interesse per le condizioni di vita dei contadini e del popolo e la loro politica si sviluppò in direzione di economia, agricoltura, manifatture, industria, commercio. Molte delle opere pubbliche da loro attuate sono ancora esistenti, oppure se ne avvertono gli effetti. Tra le principali opere pubbliche si ricordano: le bonifiche del bacino di Bientina, del Padule di Fucecchio, della Val di Chiana e quella, grandiosa, della Maremma, intrapresa, per la prima volta nella storia, su larga scala. E poi la costruzione delle strade, con la maggior parte degli attuali valichi appenninici aperti o trasformati da mulattiere in strade rotabili, nonché la nascita delle prime ferrovie avvenuta nell'ultimo quindicennio del Granducato. Si aggiunga inoltre l'impulso dato allo sviluppo e all'organizzazione della città e del porto di Livorno. In sintesi, questi i punti principali del capitolo lorenese della Toscana: riforma della politica economica, riforma della politica rurale, visione illuminata della nuova società che si andava formando tra la fine del '700 e l'inizio dell' '800, particolare interesse alle manifatture, all'industria e al commercio, grandi opere pubbliche (bonifiche, strade, prime ferrovie). Raccontano le cronache del tempo relativamente alle innovazioni ferroviarie leopoldine: “il primo tratto Livorno-Pisa venne inaugurato il 13 marzo 1844, presenti diecimila persone che manifestarono grande giubilo per l'avvenimento: era il primo tronco ferroviario che si apriva in Toscana. Alla stazione di Pisa, al suono delle due bande civiche, vi fu il segnale di partenza. Freme nei tubi della macchina, sprigionandosi, il vapore: si levano colonne di denso fumo e, agitate dal vento che spira, volteggiano per l'aria; suona il fischio del macchinista, avvisando le guardie di chiudere i cancelli ed impedire che si traversi la via.
….il convoglio arrivò a Livorno 22 minuti dopo aver lasciato Pisa. Il giorno successivo la linea venne aperta al pubblico ed entrò in normale esercizio . Per le carrozze chiuse di prima classe, tre paoli; per quelle scoperte di seconda, due paoli; per le scoperte di terza, un paolo.”.
Leopoldo II
A conclusione di questo breve articolo introduttivo sul periodo lorenese, si ricorda che Leopoldo II definisce “guerra” la bonifica della Maremma. “la guerra- egli scrive nel 1843- fu intrapresa per salvare da morte i più e procurare alla Toscana il grano di cui per tre mesi soffriva difetto..”. Per la Maremma Leopoldo II ebbe sempre un attaccamento appassionato. Ogni anno compiva almeno un'ispezione in carrozza, a cavallo e, per certi tratti, quando occorreva, anche a piedi. Spesso, paragonava la Maremma a una persona cara ammalta : “vivesse Maremma, morirei contento”.
©Giuseppe Corsi, Email: giuseppe.corsi.fi@gmail.com
[1] Francesco III Francesco Stefano, Duca di Lorena e Bar, nato nel 1708, morto nel 1765. Diviene Granduca di Toscana nel 1737, alla morte di Gian Gastone dei Medici, dopo avere rinunciato ai suoi ducati in favore della Francia, in base alla Convenzione di Vienna del 1735. Segue l’ordine della dinastia Lorenese ed assume il nome di Francesco III, per poi divenire, nel 1745, imperatore d’Austria con il titolo di Francesco I. Risiede a Vienna ed affida il governo della città hai reggenti (principe Marco de Creon, conte Emanuele de Richecourt e il maresciallo Antonio Botta Adorno). Sposa nel 1736 Maria Teresa d’Austria, figlia dell’Imperatore Corlo VI; con lei visita Firenze nel 1739 e vi si trattiene dal 9 gennaio al 28 aprile. Dal suo matrimonio nascono molti figli, fra i quali Giuseppe il futuro imperatore d’Austria, Maria Antonietta futura regina di Francia, Maria Carolina la regina di Napoli e Pietro Leopoldo, granduca di Toscana e imperatore d’Austria.
[2] Pietro Leopoldo divenuto Leopoldo I, nato nel 1747 e morto nel 1792, granduca di Toscana dal 1765 al 1791. Nel marzo del 1790, a causa della morte del fratello Giuseppe, diviene imperatore d’Austria e rinuncia al granducato in favore del figlio Ferdinando, ma per tutto il 1790 una reggenza governa la Toscana ancora in suo nome: la successione avviene nel marzo del 1791. Sposa nel 1765 Maria Luisa, infanta di Spagna, figlia di Carlo III, che gli dà sedici figli, tra i quali oltre Ferdinando, è Francesco futuro imperatore d’Austria.
[3] Ferdinando II nato a Firenze nel 1789 e morto a Firenze nel 1824. Diviene granduca di Toscana nel 1791 e ci rimane fino all’occupazione francese del 1799. Mentre in Toscana si succedono il Regno d’Etruria e il Regno di Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, Ferdinando III è creato Elettore di Salisburgo, Granduca di Wurtzbourg, e risiede nel nuovo dominio. Torna a regnare in Toscana nel 1814 e fino al 1824. Nel 1790 sposa Maria Amalia, figlia di Ferdinando IV di Napoli, la quale muore di parto nel 1802; in seconde nozze nel 1821 sposa Maria Ferdinanda Amalia, figlia del principe Massimiliano di Sassonia. Tra i suoi figli, il primogenito Francesco Leopoldo, che muore a cinque anni cadendo da una carrozza; il secondogenito Leopoldo, il futuro granduca di Toscana; Maria Teresa che sposerà Carlo Alberto di Savoia e sarà regina di Sardegna.
4] Leopoldo II nacque a Firenze nel 1797 e morto nel 1870 a Roma. Granduca dal 1824 al 1859, con una breve pausa dal febbraio ad aprile del 1849, quando fugge a Gaeta, mentre la Toscana è retta da un governo provvisorio. Nel 1817 sposa Maria Anna Carolina, figlia del principe Massimiliano di Sassonia, che gli da tre figlie e muore nel 1832. Due delle sue figlie muoiono giovani, Maria Massimiliana a sette anni e Maria Carolina a diciotto; la terza, Augusta Ferdinanda, sposa il principe Luitpoldo, fratello del re di Baviera. Nel 1833 si risposa con Maria Antonietta delle due Sicilie che gli da dieci figli: Maria Isabella, nata nel 1834, Ferdinando nel 1835, Maria Teresa nel 1836, Maria Cristina nel 1838, Carlo nel 1839, Maria Anna Carolina nel 1840, Ranieri Salvatore nel 1842, Maria Luigia nel 1845, Luigi nel 1847 a Giovanni nel 1852.
«Io sono nato in Toscana. Partito fanciullo, vi tornai adulto per render felice il mio Popolo e per compiere tutti i doveri...
La fine del Granducato fu in gran parte causata dall'inazione del Granduca e dalla mancanza di azione da parte delle forze militari toscane.
la Toscana fu governata da quattro granduchi della dinastia Asburgo-Lorena...
Sconosciuta ai molti la descrizione dell'apparato fatto in Firenze sulla piazza di San Marco dalla Regia Accademia delle belle arti nell'occasione del fausto ritorno in Toscana di S.A.I. E R il Granduca Ferdinando III