Vasca dell'Isolotto o dei Tre Fiumi

Fontana dell'Isolotto o dei Tre Fiumi 
Giambologna, Giardino di Boboli a Firenze.
 

Firenze si arricchiva di un giardino che contribuiva ad ampliare il patrimonio delle meraviglie fiorentine: il Giardino di Boboli, dove prima il Tribolo e successivamente Bernardo Buontalenti avevano dato libero sfogo alla loro creatività. Qui, tra viali ben curati, aiuole adornate, colline pittoresche e angoli ombrosi, avevano disposto con maestria regale e armoniosa tappeti di verde, vasche d'acqua e fontane, creando uno dei più spettacolari e incantevoli scenari decorativi conosciuti, il cui prestigio suscitava l'invidia in tutto il mondo.

Il contributo di Giambologna era inevitabile in questo progetto di puro valore estetico. Il Granduca Francesco I de' Medici lo aveva convocato per arricchire con la sua arte e la sua creatività la splendida dimora medicea.
E così, Giambologna si mise all'opera e creò la celebre Fontana dell'Oceano, anche conosciuta come Fontana dell'Isolotto o dei Tre Fiumi. L'idea originale della fontana era del Tribolo, che aveva concepito una grande vasca di marmo al centro della quale si ergeva, su un massiccio blocco dello stesso materiale, la statua di Giambologna, raffigurante l'Oceano. Giambologna si ispirò chiaramente alla Fontana del Nettuno nella creazione di questa nuova opera, soprattutto nella figura centrale del gruppo. Il suo Oceano, infatti, richiamava nettamente il Nettuno della fontana bolognese nella sua mascolina e vigorosa modellazione, nonché nell'atteggiamento nobile e sereno. Sebbene ci fossero alcune leggere variazioni nei movimenti delle braccia, era evidente che si trattava di due opere gemelle.
Ai piedi dell'Oceano, che, come il Nettuno, si appoggiava su un delfino, e intorno alla base che fungesse da piedistallo, si trovavano tre imponenti statue in marmo, generalmente associate ai tre grandi fiumi: il Nilo, l'Eufrate e il Gange. Tuttavia, alcuni sostenevano che queste tre statue simboleggiassero le tre fasi della vita umana: la giovinezza, la virilità e la vecchiaia. Ciascuna di esse reggeva un'urna da cui l'acqua scorreva in una coppa sottostante.
Il piedistallo triangolare era decorato con bassorilievi raffiguranti il bagno di Diana, il ratto di Europa e il trionfo di Nettuno. Altre figure emergevano dalla vasca fuori dall'acqua, ma queste aggiunte successive non erano opera di Giambologna e non avevano alcuna connessione con l'opera originale.
Senza dubbio, la Fontana dell'Oceano si presentava come un'opera affascinante e ammirevole. Paul Valéry la definì addirittura un capolavoro di eleganza e grandiosità. Tuttavia, è nostro dovere affermare che, nonostante la sua piacevole armonia e la sua semplicità classica, questa fontana, e in particolare la figura principale dell'Oceano, non raggiungevano i livelli di perfezione e cura solitamente associati a Giambologna. La modellazione appariva leggermente trascurata, e le proporzioni, se non erano goffe, risultavano alquanto pesanti. Nonostante fosse un'opera d'arte singolare, sembrava che la sua creazione avesse subito una certa improvvisazione.
Forse Giambologna aveva raggiunto un livello di fama tale da sentirsi al di sopra della necessità di dedicare maggiore impegno e attenzione al suo lavoro. L'ammirazione che lo circondava era intensa e riverente, e lui stesso sembrava essersi allontanato dall'approccio diligente e meticoloso che lo aveva contraddistinto in passato.
Nel frattempo, papi, principi, città e mecenati continuavano a contendersi Giambologna, sperando di ottenere il suo talento per importanti opere. Il Principe, astuto diplomatico, rispondeva diversamente a ciascuno, in alcuni casi rifiutando direttamente, in altri ritardando le decisioni, nella speranza che il desiderio di servirsi di Giambologna svanisse con il tempo.


Bibliografia:

Patrizio Patrizi, Il Giambologna, 1905, Milano, Tipografia L.F. Cogliati

 

Fontana sull'Oceano
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