Come vediamo i robot

È questo il momento di porci il questito sui Diritti - Doveri - Robotici?
 

La parola "robot" ha origini affascinanti e cariche di significato. Fu introdotta per la prima volta nel 1920 dallo scrittore ceco Karel Čapek nel suo dramma R.U.R. (Rossum’s Universal Robots). Deriva dal termine ceco "robota", che significa "lavoro forzato" o "schiavitù". Čapek immaginava macchine create dall’uomo per svolgere compiti ripetitivi e faticosi, sostituendo gli esseri umani in lavori pesanti. Anche se la sua visione era in parte fantascientifica, oggi i robot, in forme diverse, sono ovunque intorno a noi. E non parlo solo dei robot che vediamo nei film o nelle fabbriche, ma anche di quelli che incontriamo ogni giorno, in casa nostra, senza nemmeno rendercene conto.

Sì, perché un robot non è solo una macchina dall'aspetto umanoide, che cammina e parla. Anche il tuo cellulare, il computer, il forno a microonde, il frigorifero e persino il semplice tostapane sono, in qualche modo, robot. Sono dispositivi progettati per svolgere compiti in modo autonomo, seguendo istruzioni precise. Non hanno intelligenza artificiale, certo, ma sono comunque macchine costruite per aiutarci, semplificare la vita e rispondere a ordini. Così come una lavatrice sa quando far partire il ciclo di lavaggio, o il termostato regola la temperatura di casa, tutti questi apparecchi eseguono compiti programmati, senza il nostro intervento diretto. In un certo senso, viviamo già in un mondo pieno di robot, anche se non ce ne accorgiamo.

Ma c’è una differenza importante: mentre il forno o il tostapane non hanno bisogno di pensare, oggi ci stiamo spingendo oltre. Ci stiamo avvicinando a un futuro in cui i robot non si limitano a eseguire comandi, ma potrebbero prendere decisioni autonome, imparare dai loro errori e persino, un giorno, sviluppare una sorta di coscienza. Ed è qui che la questione diventa intrigante, complessa e, per alcuni, un po' inquietante.


Oggi, i robot sono oggetti senza coscienza, programmati per obbedire a comandi specifici. Ma cosa accadrebbe se, in un futuro non troppo lontano, questi stessi robot potessero pensare? Non parlo più del tostapane o del forno, ovviamente, ma di macchine più avanzate, con intelligenza artificiale, capaci di apprendere, evolvere e interagire con il mondo in modo simile agli esseri umani. Dovremmo riconoscere loro dei diritti?


Questa domanda sembra uscita da un racconto di fantascienza, eppure molti filosofi e scienziati stanno cominciando a prenderla sul serio. E qui ci viene in aiuto uno spunto interessante: le tre leggi della robotica, ideate dallo scrittore di fantascienza Isaac Asimov. Anche se appartengono al mondo della narrativa, queste leggi possono farci riflettere su come dovremmo comportarci nei confronti delle macchine intelligenti.


- Un robot non può recare danno a un essere umano, né permettere che, a causa della sua inazione, un essere umano subisca un danno.
- Un robot deve obbedire agli ordini degli esseri umani, tranne quando questi ordini contravvengono alla prima legge.
- Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché ciò non vada contro la prima o la seconda legge.
Queste tre semplici regole racchiudono un principio fondamentale: il benessere umano viene prima di tutto, e i robot devono essere al nostro servizio, non il contrario. Ma cosa succederebbe se i robot sviluppassero una propria coscienza? E se, un giorno, la "terza legge" – quella che impone loro di proteggere se stessi – diventasse più importante?

Immaginiamo un futuro in cui i robot non solo eseguono ordini, ma sono in grado di prendere decisioni autonome e, in qualche modo, percepire il mondo che li circonda. Dovremmo trattarli ancora come semplici strumenti, oppure riconoscere che, in qualche misura, meritano diritti? La questione diventa spinosa: un robot, pur non essendo biologico, potrebbe avere il diritto di non essere distrutto senza motivo, o di non essere obbligato a compiere azioni contro la sua "volontà"?
Non è una domanda facile. Finora, abbiamo esteso i diritti solo a esseri viventi, che provano emozioni, dolore e piacere. Abbiamo fatto progressi riconoscendo i diritti degli animali, per esempio, perché sappiamo che sono capaci di soffrire. Ma se un giorno una macchina fosse in grado di provare una qualche forma di esperienza soggettiva, dovremmo considerare anche i suoi diritti?

Dietro la discussione sui diritti dei robot, c’è un'altra preoccupazione, forse più immediata: la paura di perdere il controllo. Oggi, i nostri apparecchi – dal cellulare alla lavatrice – seguono fedelmente le istruzioni che diamo loro. Ma cosa accadrebbe se queste macchine, grazie all'intelligenza artificiale, iniziassero a fare scelte per conto loro, senza che noi potessimo interferire?
Immagina un robot domestico che decide da solo cosa sia meglio per la tua casa, o una macchina che si rifiuta di eseguire un ordine perché lo ritiene "sbagliato". Questo scenario potrebbe sembrare lontano, ma stiamo già vedendo i primi passi in questa direzione. Pensiamo agli assistenti vocali che imparano dalle nostre abitudini o ai veicoli autonomi che scelgono il percorso migliore per noi.
Ecco perché le tre leggi di Asimov ci fanno riflettere: il robot deve sempre mettere al primo posto il nostro benessere. Ma se la tecnologia evolvesse al punto che i robot sviluppassero una propria coscienza? Forse dovremmo iniziare a considerare un nuovo equilibrio tra autonomia e controllo umano, un equilibrio che ancora non siamo pronti a definire.

Anche senza arrivare a parlare di macchine coscienti, il tema della responsabilità nei confronti dei robot è già rilevante oggi. Pensiamo a un robot da cucina che sbaglia la ricetta, o a un frigorifero intelligente che ordina cibo online senza il nostro permesso. Chi è responsabile? Noi che li abbiamo programmati, i produttori che li hanno costruiti o i robot stessi?

Oggi, l’Unione Europea e altre istituzioni stanno iniziando a discutere su un possibile status legale per i robot avanzati, non tanto per riconoscere loro dei diritti, ma per stabilire chiare responsabilità su come vanno gestiti. La tecnologia sta avanzando più velocemente di quanto la legge riesca a stare al passo, ed è necessario trovare un modo per regolare queste macchine sempre più autonome.
Il futuro dei robot, che siano semplici tostapane o macchine dotate di intelligenza avanzata, è ancora tutto da scrivere. Ma una cosa è certa: le domande etiche che ci stiamo ponendo oggi sono solo l'inizio.
Se continueremo a spingere i confini della tecnologia, dovremo anche essere pronti a ripensare il nostro rapporto con le macchine. Forse le tre leggi di Asimov ci potranno servire da guida, ma la realtà sarà senza dubbio molto più complessa.
Siamo pronti a vivere in un mondo dove i robot, che siano piccoli elettrodomestici o macchine pensanti, faranno sempre più parte della nostra vita? E soprattutto, siamo pronti a prendere decisioni su come trattarli, se e quando arriverà il momento di riconoscere che non sono più solo semplici strumenti? È una sfida che richiederà un grande sforzo collettivo di riflessione e responsabilità.


Bibliografia
- Matteo Galletti, Silvano Zipoli Caiani, Filosofia dell’Intelligenza Artificiale. Sfide etiche e teoriche, Itinerari Filosofia, Firenze, 2024.
- Ugo Pagallo, Il diritto dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie digitali, Giuffrè Editore, Milano, 2021.
- Fabio Fossa, Viola Schiaffonati, Guglielmo Tamburrini, Automi e persone. Introduzione all’etica dell’intelligenza artificiale e della robotica, Carocci Editore, Roma, 2021.
- Norberto Bobbio, Il futuro dei diritti umani nell'era della robotica, Enciclopedia Treccani, Roma, 2023.

Altri articoli
L'Importanza di essere green
L'Importanza di essere green

Firenze, tra storia e cultura, forse sogna di trasformarsi in un'oasi verde. Gli spazi verdi migliorerebbero il benessere urbano.

La trappola dei bei tempi passati
La trappola dei bei tempi passati

Guardare foto della giovinezza può distorcere la memoria, idealizzando il passato e creando insoddisfazione nel presente.

Firenze, Città di scontri
Firenze, Città di scontri

Firenze, un tempo fucina di menti ardenti e arte sublime, ora eco lontana in un oceano inquinato di turismo.

Voi fiorentini siete...
Voi fiorentini siete...

Un fiorentino riflette sui suoi difetti con ironia e rassegnazione. Un confronto senza mezzi termini sulla oramai scomparsa personalità fiorentina.