La Torre Guadamorto

La Piazza del Duomo a Firenze, oggi uno dei luoghi più iconici della città, è un punto di incontro tra storia, arte e spiritualità. Tuttavia, non sempre è stata come la vediamo oggi. Un tempo, accanto al Battistero di San Giovanni, sorgeva un cimitero e la misteriosa Torre del Guardamorto, due elementi che oggi sono scomparsi, ma che un tempo avevano un ruolo fondamentale nella vita quotidiana della città.
Durante il Medioevo e il Rinascimento, il cimitero situato vicino al Battistero era un punto nevralgico per la comunità fiorentina. A differenza dei cimiteri moderni, che si trovano generalmente fuori dal centro abitato, questo piccolo camposanto era situato nel cuore della città. Qui venivano sepolti cittadini di diverso rango, in tombe che variavano dalla semplice alla monumentale, a seconda dello status sociale. La presenza di un cimitero in una piazza centrale non era insolita nel Medioevo. Rifletteva l'idea che la morte fosse una parte integrale e visibile della vita cittadina. Le tombe erano spesso arricchite da epitaffi e immagini religiose, con lo scopo di ricordare ai passanti la fragilità della vita e l'importanza della preparazione spirituale per l'aldilà. La vicinanza al Battistero, simbolo di rinascita spirituale, conferiva al cimitero un ulteriore significato, unendo i concetti di morte e resurrezione in uno spazio sacro. Accanto al cimitero sorgeva la Torre del Guardamorto, un edificio il cui nome e funzione erano intimamente legati alla morte e alla gestione dei defunti. 

La torre, che si ergeva alta e massiccia, come molte altre torri difensive dell'epoca, nascondeva nelle sue fondamenta una stanza di grande importanza pratica e simbolica: una sorta di obitorio ante litteram. In questa stanza sotterranea, i corpi dei defunti venivano collocati per un periodo di 18 ore prima di essere sepolti. Questa pratica aveva un duplice scopo: assicurarsi che la persona fosse realmente deceduta, evitando il rischio di seppellire qualcuno vivo, e permettere ai parenti e alle autorità di identificare con certezza il defunto, adempiendo così agli obblighi legali e amministrativi. In particolare, la verifica e registrazione delle morti erano essenziali per mantenere ordine e prevenire la diffusione di malattie, soprattutto durante le frequenti epidemie.
Oltre a fungere da obitorio, la Torre del Guardamorto era un centro di documentazione delle morti. Firenze, come molte altre città medievali, era spesso colpita da epidemie e malattie infettive. La necessità di monitorare e registrare i decessi era cruciale per mantenere la sanità pubblica e per gestire le risorse della città durante le crisi. La torre, quindi, non era solo un luogo dove i defunti venivano sorvegliati, ma anche un punto di controllo e gestione della mortalità cittadina.
Con il tempo, sia la Torre del Guardamorto che il cimitero furono rimossi. L'espansione della città e le nuove esigenze urbanistiche portarono alla demolizione di molte strutture medievali per fare spazio a nuovi edifici e piazze. La torre fu probabilmente abbattuta durante i lavori di ampliamento della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, e il cimitero fu trasferito fuori dalle mura cittadine, in conformità con le nuove norme sanitarie che vietavano le sepolture all'interno della città.
Al posto della torre e del cimitero, fu costruita la Loggia del Bigallo, un edificio destinato all'accoglienza degli orfani e alla distribuzione della carità. Questo cambiamento rifletteva un'evoluzione nel modo in cui la città gestiva la morte e la povertà, spostando queste funzioni fuori dal centro cittadino. Anche se la Torre del Guardamorto non esiste più, la sua memoria persiste nelle storie e nelle leggende che circolano ancora oggi a Firenze. Questa torre rappresentava un elemento fondamentale della vita medievale, un luogo in cui la morte veniva affrontata con pragmatismo e rispetto. La sua storia ci ricorda quanto la società medievale attribuisse importanza alla gestione della morte, non solo come evento inevitabile, ma come momento che richiedeva attenzione e ordine.
Oggi, mentre camminiamo per Piazza del Duomo, possiamo immaginare che sotto le pietre di questa piazza magnifica si nascondano ancora le tracce di un passato in cui la vita e la morte si intrecciavano in modi complessi e significativi.

Curiosità.
Il termine "Paradiso" era già utilizzato per indicare l'area cimiteriale accanto al Battistero, quindi è possibile che l'uso del termine da parte di Michelangelo, che dette questo nome alle porte, sia stato influenzato dall'associazione con questo concetto di ingresso verso una dimensione spirituale superiore. Le porte, infatti, non rappresentavano solo un accesso fisico al Battistero, ma simboleggiavano anche l'accesso al Paradiso celeste per i fedeli, un concetto profondamente radicato nella teologia cristiana dell'epoca. Michelangelo Buonarroti, ammirando la straordinaria bellezza delle porte, le chiamò "Porte del Paradiso".

Bibliografia.
1. Raveggi Maurizio, Firenze, Storia di una città, Dalle origini al Rinascimento, Firenze, Le Lettere, 1995.
2. Ricci Corrado, Il Duomo di Firenze e la sua costruzione, Milano, Ulrico Hoepli, 1927.
3. Bartoli Mario, Storia di Firenze nel Medioevo, Firenze, Sansoni, 1968.
4. Bocchi Francesco, Le bellezze della città di Firenze, Firenze, Stamperia Granducale, 1591.

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